Alzheimer, finalmente c’è un piano
I malati sono circa 60 mila, in Italia 800 mila Si parte dalle Unità di valutazione, previste anche residenze.
Morbo di Alzheimer, demenza senile, declino cognitivo vascolare: nomi diversi per definire un’unica tragica realtà, le malattie neurologiche degenerative. Prive di cure efficaci ma unite da un comune filo rosso che, dai primi subdoli segni di vaga smemoratezza, conduce invariabilmente al completo sfacelo dei malati in pochi anni.
In Campania parliamo di un esercito di circa 60 mila pazienti in cerca di assistenza. E che il fenomeno sia destinato a crescere lo dicono le proiezioni epidemiologiche: «Ogni dieci minuti un italiano si ammala di Alzheimer perdendo i ricordi di una vita», avverte Bruno Ronga, direttore della neurologia del Cto dove è inserito il primo ambulatorio dedicato all’Alzheimer della Campania curato da Sandro Iavarone. «Basterebbe questo dato — continua Ronga — per comprendere la vastità e l’urgenza del fenomeno che in Italia conta circa 800 mila casi. Secondo uno studio dell’Adi (Alzheimer’s Disease International) apparso sull’autorevole rivista scientifica Lancet, sono 24,3 milioni le persone affette da demenza oggi nel mondo, 4,6 milioni di nuovi malati l’anno, un caso ogni 7 secondi. E il dato è destinato a raddoppiare nei prossimi 20 anni con 42,3 milioni di malati nel 2020 e 81,1 milioni nel 2040. Nel giro di 30 anni in Italia saranno 3 milioni le persone che avranno necessità di cura e assistenza continue, 300 mila solo in Campania ».
L’àncora di salvezza è nel Piano nazionale demenze ormai ai nastri di partenza. Dopo la presentazione, nei giorni scorsi, a Roma, da parte dell’Associazione italiana malati d’Alzheimer (Aima) e di Cittadinanza attiva, sarà ufficializzato dal ministero della Salute il 14 novembre in una conferenza internazionale. In scia a quello nazionale c’è il Piano demenze campano. «Dopo un anno di lavoro — sottolinea Raffaele Calabrò, consigliere del governatore Stefano Caldoro per la Sanità — siamo pronti anche noi. Abbiamo lavorato a una rete integrata di servizi che parte dai medici di famiglia e si snoda in varie articolazioni territoriali».
Il nucleo centrale del Piano è il ridisegno della rete integrata dei servizi socio-sanitari articolato attorno al nuovo ruolo dei medici di famiglia. A cure domiciliari, servizi semiresidenziali e residenziali si accede attraverso la porta unica di accesso che si avvarrà dell’apporto anche delle associazioni di pazienti. «Una modalità prevista in Campania sin dal 2013 — spiega Gigi Sparano della Fimmg Napoli — ma ancora da rodare ».
Intanto sempre il ministero della Salute ha affidato all’Iss (Istituto superiore di Sanità) una ricognizione sui centri di ricovero e di assistenza esistenti nelle varie regioni. «In Campania — aggiunge Nicola Vanacore, ricercatore dell’Iss di recente a Napoli ospite del convegno Aima — esistono 79 Unità di valutazione Alzheimer e 24 tra Rsa (residenze sanitarie) e centri diurni, ma non tutti potranno essere certificati in base ai requisiti di qualità e di personale richiesti». Al palo anche la programmazione dei servizi in base ai percorsi diagnostico- territoriali-assistenziali. «Il nodo da sciogliere in Campania — chiude Vanacore — è la mancanza di indicatori di processo, di esito e di struttura e la mancanza di un sistema informatico capace di incrociare e analizzare i dati».
Nel nuovo assetto il responsabile dell’Uvi (Unità di valutazione Alzheimer) allertato dal medico di famiglia individua le figure professionali che contatteranno la rete familiare. L’Uvi, insieme alle famiglie, in cinque giorni elabora e firma il Piano assistenziale individuale (Pai) da consegnare entro 15 giorni dalla proposta di accesso. Viene quindi individuato il responsabile della presa in carico (case manager) che avrà il compito di seguire l’andamento del caso. Il piano consegnato all’utente contiene l’elenco delle strutture (Centri diurni, Rsa e così via) tra le quali scegliere in base al tipo di autorizzazione (Rsa a medio carico, Rsa demenza). Se è prevista l’assistenza domiciliare integrata il piano sarà gestito dal medico di medicina generale. In caso di necessità l’Uvi dispone la visita domiciliare anche fuori distretto.
Il Piano infine interseca i nuovi stanziamenti (8 milioni) per le non autosufficienze annunciati al convegno Aima dall’assessore al ramo Bianca D’Angelo che in questi giorni hanno incassato il disco verde della giunta regionale. «I piani di zona a cui sono state affidate le risorse e la gestione dell’istruttoria — spiega il presidente regionale dell’Aima Caterina Musella — devono individuare i criteri di assegnazione. Occorre lungimiranza e buon senso per superare le lungaggini burocratiche e puntare sull’assegno di cura».