Sono una delle tante persone che ha sofferto il dramma dell’Alzheimer
che ha colpito mio marito.
Sono una delle tante che ha visto infranti da un giorno all’atro,
tutti i propri sogni.
Sono una delle tante che ha visto il proprio marito trasformarsi
giorno dopo giorno in una persona diversa: una persona che evitava
o delegava ad altri, propri compiti quotidiani, abitudinari,
anche i più semplici, che inventava scuse per non uscire di
casa; che si arrabbiava con me o con le figlie per ogni piccola
cosa, che si isolava, si nascondeva o diventava maleducato e
intollerante nei confronti di saltuari ospiti
Ogni cambiamento attorno a lui, anche di un solo volto, era una
tragedia.
Non riuscivo a capire cosa stesse accadendo. ma cominciai a rendermi
conto che la mia vita stava cambiando uno spettro sconosciuto
incombeva su di essa. Lo spettro rimase sconosciuto fino a
quando alcuni medici pronunciarono quella terribile parola:
Alzheimer. Ora aveva un nome colui che si era introfulato nella
mia famiglia con l’intento di distruggerlo. Pensavo di farcela a
combatterlo: iniziai a documentarmi, contattai l’AIMA che purtroppo
all’epoca non aveva ancora una sua sede a Salerno, ma
mi accolsero a braccia aperte con parole che nessuno era riuscito
a darmi fino a quel momento. Mi incontrai con le persone
dell’AIMA a Napoli in piu di un’occasione, partecipai a molti loro
convegni e seminari. Ebbi una serie di informazioni consigli aiuto
psicologico e nel disbrigo delle varie pratiche. Ma nonostante cio
non ce la facevo, non ce la feci… Iniziai ad andare sempre meno
al mio lavoro, insegnante in una scuola, poi chiesi il part time
fino a chiedere il prepensionamento,. Ma cio non servi ancora le
mie figlie erano spaventate avevano paura del loro padre. Il suo
comportamento diventava sempre piu ingestibile nonostante gli
stessi vicino, ma ero anche tanto stanca Comincio a perdere ogni
sua autonomia, non sapeva piu mangiar da solo né curare la
propria igiene personale ed io ero sempre piu stanca Mi decisi a
cercare una persona che mi desse una mano ma non fu facile e
non solo per l’aspetto economico: le poche disponibili o non
68 Alzheimer… storie di tutti i giorni…
erano all’altezza del compito o venivano rifiutate totalmente da
mio marito.
Arrivo il giorno in cui mia figlia piu grande mi disse che se ne
andava:non ce la faceva piu voleva vivere la sua vita, con il suo
compagno e con il figlio che aspettava. Fu un dolore troppo grande
che ancor a oggi non so come ho superato, forse solo grazie
alla forza del Signore, forse perche dovevo pensare ancora alla
piu piccola che poverina ormai era anch’ella stremata ma era
ancora li con noi con i suoi esami universitari che non riusci mai
sostenere in quel periodo e con lui lo spettro l’Alzheimer: ci stava
decimando ad uno ad uno ed io non potevo piu permetterlo
Dopo anni di battaglie mi arresi e mi misi alla ricerca di un centro
che potesse accoglierlo per un po di tempo… il tempo di
riprendermi… di riprenderci… di ritrovarci… di ritrovar le forze…
L’unica struttura residenziale che riusci a trovare era una struttura
privata, sicuramente non adeguata al ricovero di tale patologie
ma non c’era null’altro, non c’è ancora null’altro e nel
momento in cui accettai di consegnarglielo forse in cuor mio
sapevo che non l’avrei piu rivisto ma non sapevo in cosi poco
tempo: bastarono pochi giorni lontano dalla sua casa dalle
sue cose dai suoi cari per farlo andar via per sempre… Ho
perso, l’ho perso, ho perso le mie figlie, mi son persa… i sensi di
colpa son talmente tanti che ora sono in trattamento presso uno
psicologo nella speranza di riuscire a sopravvivere ad un’esistenza
che non è più la mia
ANONIMA DI SALERNO