Mamma…che succede?

 

“Pronto mamma i bambini sono arrivati già da scuola?”

Come spesso succedeva quando non avevo chi mi prendesse i bambini,
facevo arrivare i miei due figli a casa di mia madre, quel giorno
la sua risposta non sapevo che mi avrebbe cambiato la vita: “I
bambini? Quali bambini? Ma non lo so…”. Era confusa, strana…..
pensai che fosse stanca. La stessa scena si ripropose la volta
successiva insieme ad episodi di dimenticanze di vario tipo come
la pentola sul fuoco o il cercare qualcosa che non sapeva però
cosa fosse. Alle richieste, mie e di mia sorella, su cosa avesse, lei
rispondeva “sono stanca, mi sono scocciata di vivere!”. Pensammo
fosse depressa. Poi lei iniziò a non volere uscire di sera; diceva
che aveva paura perché con il buio non riusciva a riconoscere la
strada di casa. A quel punto la portammo da un neurologo e solo
successivamente per un puro caso fu sottoposta ad una visita
geriatria che ne diagnosticò l’Alzheimer. All’inizio, pur conoscendo
cosa fosse questa malattia, non ci sembrava possibile che
nostra madre l’avesse veramente. Era strana, ma da qui a dire
che avesse l’Alzheimer ce ne voleva. Falsa illusione… Nell’arco di
pochi mesi successe di tutto; cadde più volte e non si ricordava
cosa le fosse successo. Prendeva una fissazione su qualcosa e ti
chiedeva sempre quella stessa cosa… Inventava storie che avevano
una logica, ma che scoprivi non essere vere, frutto solo della
sua immaginazione. Tirava tutto dagli armadi e poi rimetteva
tutto dentro alla rinfusa. Non si trovava più niente. In tutto questo
primo periodo non eravamo coscienti fino in fondo che mia
madre non era più la stessa persona. Io le chiedevo lo stesso aiuto
e conforto come avevo sempre fatto, ma lei non era più in grado
di darmelo. Non è stato facile accettarlo! I medici la inclusero nel
progetto CRONOS e ci dissero di spronarla a fare le sue solite
mansioni: cucinare, pulire, lavare. Cucinare, la sua passione, non
riusciva più a farlo. Un giorno le chiesi di fare gli gnocchi, ma lei
diceva che non le andava di farli; io insistevo e lei si arrabbiò
cosi’ tanto che ci rimasi male… solo dopo capii che lei non ricordava
la ricetta e non voleva dirlo. Perché all’inizio cercava di
nascondere questa sua difficoltà a ricordare,infatti, scoprimmo
che si scriveva sui fogli le cose più strane per ricordarsele. Poi,
come se avesse accettato questa sua nuova condizione, iniziò ad
aprirsi e ad essere lei a chiederci aiuto. Se dimenticava qualcosa
diceva “ah! gli annicielli si fanno sentire”. Per lei tutto questo è
frutto della vecchiaia. A suo modo ha trovato una giustificazione
alla sua malattia. Mia madre è come una bambina, va seguita in
tutto. Che tristezza vedere lei, una donna che ha sempre aiutato
tutti, ad avere bisogno d’aiuto anche per essere lavata: confonde
l’acqua calda e la fredda. Un giorno era con me al mercato, in
un’attimo di distrazione me la sono persa. In quel momento ho
provato di tutto, angoscia, rabbia, paura, senso di colpa! Come
avevo potuto perderla? Dov’era potuta andare? Ho girato il mercato
due volte, nessuno l’aveva vista. Ho chiamato i miei parenti
e per fortuna l’abbiamo trovata quasi subito. Alla mia vista mi fa
“E tu cosa ci fai qui? Come mai stai con la macchina?”. Aveva
dimenticato che era scesa con me quella mattina.
Successivamente ha iniziato ad avere strane allucinazioni. Persone
che ce l’avevano con lei, che la giudicavano (persone anche
morte ormai), fantasmi alla finestra, ecc. Nello stesso periodo ha
iniziato ad avere dei dolori ad una gamba. I medici le hanno
riscontrato una forte artrosi, ma questa cosa si è ben presto trasformata
come una forma di fissazione o sfogo di altri dolori che
lei non sapeva esprimere. Ha iniziato ad avere vere e proprie crisi
di pianto disperato, angosciata al fatto che noi non capissimo il
suo dolore. Ha iniziato a non dormire né la notte né il giorno. Il
medico ci ha spiegato che la sua percezione del dolore era amplificata.
Mio padre che vive con lei è allo stremo delle forze. Gli
abbiamo cercato un’aiuto, ma una persona fissa in casa fino ad
oggi non è stato facile inserirla, perché mia madre diventa gelosa
ed è già successo che ha preso a bastonate la badante. A volte
penso al fatto che stiamo solo nella prima fase della malattia e
spesso non riusciamo a gestire la situazione; come sarà domani?
Non oso immaginarlo! Sento i racconti degli altri che dovrebbero
aiutarmi a prepararmi al peggio. Non si è mai pronti al peggio!
Non si può vivere pensando al peggio, io, come avrebbe fatto mia
madre, voglio pensare all’oggi con uno sguardo speranzoso al
nostro domani.
ANTONELLA*

* Antonella Renga, Napoli, Socio AIMA Napoli.