Quando tornavo da una visita medica o da un esame clinico, avevo l’impressione che un lembo scuro, estendendosi sempre più, oscurasse il mio mondo.
Un po’ alla volta, lo spettro sempre più nero, ci avvolse completamente.
Ogni cosa perdeva la sua forma, tutto era avvolto in una tenebra.
Con penoso disagio incominciarono a parlarci di Alzheimer.
In un moto d’orgoglio pensai di accettare la lotta, credevo di potercela fare da solo. Nel corso della vita tante altre dure prove avevo affrontato; promisi che gliel’avrei fatta anche questa volta. Non conoscevo l’avversario mi illudevo.
Vivere ventiquattro ore, con la persona che è stata la tua compagna per mezzo secolo, nella nuovo situazione, è cosa dura, me ne accorsi ben presto.
Mille e mille incombenze e impegni quotidiani gravavano la mia giornata sempre di più. Smaltire già le sole faccende curriculari, alla soglia dei settant’anni, è un’impresa non da poco. La tenebra che mi avvolgeva divenne più spessa e di notte ancora più scura.
Mi smarrivo al pensiero che da solo avrei fallito. Già pagavo il peccato di vanità che irresponsabilmente avevo commesso.
Fu a questo punto che qualcuno mi parlo di un “Centro” dove si cercava di dare una mano agli afflitti come me.
Forte della fallimentare esperienza socio-sanitaria governativa, asfittica, deficitaria o frequentemente assente, non accolsi con grande entusiasmo l’informazione. Presi contatti però con i responsabili del centro e fui ricevuto da due operatori disponibili e garbati.
Nelle tenebre si aprì uno squarcio, anche se non mi procurò un convinto trasporto.
Fu la frequentazione che misi in atto in seguito, che ebbe a stupirmi. Ero approdato al centro AIMA.
Un ambiente spazioso, luminoso e sobrio e accogliente, ospitava i pazienti. Operatori professionisti e volontari qualificati, accoglievano i pazienti, cui era elargita un’accudienza disponibile e diligente, il tutto offerto gratuitamente.
VittorioMoscarelli – AIMA Gruppo Operativo Salerno