Alzheimer: preziosa la diagnosi precoce

di Franco D’Angelo

Ammalati trasparenti e fragili, le loro sofferenze e difficoltà sono così complesse da toccare tutti gli aspetti dell’esistenza. Parliamo di Alzheimer, di Demenze; parliamo di Vecchi, e dei loro familiari.
Parliamo di qualcosa che solo a pronunciarne il nome fa paura. Il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute, Cnesps, dell’Istituto Superiore di Sanità ha messo a punto, nell’ambito del progetto per un osservatorio epidemiologico nazionale, il sito Internet EpiCentro, www.epicentro.iss.it.
Leggiamo dunque dal sito: “La demenza di Alzheimer ha, in genere, un inizio subdolo: le persone cominciano a dimenticare alcune cose, per arrivare al punto in cui non riescono più a riconoscere nemmeno i familiari e hanno bisogno di aiuto anche per le attività quotidiane più semplici.
La demenza di Alzheimer è la forma più comune di demenza senile. La malattia colpisce la memoria e le funzioni cognitive, si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare ma può causare anche altri problemi fra cui stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale.
La malattia prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che per la prima volta nel 1907 ne descrisse i sintomi e gli aspetti neuropatologici: una malattia di cui, nonostante i grossi sforzi messi in campo, ancora non si conoscono le cause. Nei pazienti affetti da demenza di Alzheimer si osserva una perdita di cellule nervose nelle aree cerebrali vitali per la memoria e per altre funzioni cognitive”.
La malattia implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane, si ripercuote sulla capacità di parlare e pensare, e può causare anche altri problemi fra cui stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale. La diagnosi precoce, quindi, è preziosa, anche perché permette al paziente di pianificare il suo futuro quando ancora è in grado di prendere decisioni.
Recentemente la Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’Unione ha approvato una Comunicazione al Parlamento ed al Consiglio d’Europa riguardante un piano per fronteggiare il morbo di Alzheimer ed altre malattie neurodegenerative: si vuole in tal modo puntare a coordinare a livello europeo informazioni, spese e programmi di ricerca intorno ad un’area estesa e crescente di sofferenza e difficoltà: i dati della Commissione, risalenti al luglio di quest’anno ci dicono che nei 27 Paesi UE almeno 7,3 milioni di persone soffrono di demenza, circa 19 milioni se si considerano anche i parenti che se ne prendono cura.
La Comunità Europea ha individuato in particolare quattro punti critici, e proposto altrettante azioni positive. Le criticità:
1) diffusa carenza di consapevolezza sull’importanza della diagnosi precoce;
2) limitatezza del lavoro di coordinamento fra i Paesi UE rispetto alla ricerca scientifica;
3) carenza di scambio d’informazione su finanziamenti, trattamenti e diagnosi; 4) scarsa consapevolezza da parte del pubblico su Alzheimer e demenze.
In occasione della diciassettesima Giornata Mondiale dell’Alzheimer (21 settembre), l’Associazione Italiana Malattia Alzheimer (AIMA ) ha segnalato che questa patologia è la più diffusa in tutti i Paesi occidentali, e destinata ad aumentare nei prossimi anni a causa del progressivo invecchiamento della popolazione; di qui la necessità – sostiene AIMA – di rafforzare la rete intorno a questo tipo di ammalati: personale qualificato, strutture, associazioni di familiari, associazioni di volontariato e no profit affinché l’assistenza domiciliare – vera risposta ad un problema non “ospedaliero” ma tipicamente multifattoriale – possa diventare un sistema forte e diffuso in modo omogeneo sul territorio nazionale, rispondente alla ricerca intorno a nuove e più efficaci terapie di prevenzione e cura delle malattie dell’anziano.
In Italia settecentomila persone soffrono di Alzheimer, oltre un milione soffre di demenza, un dato che aumenterà del 43% nel 2020 e del 100% nel 2040.
Patrizia Spadin, fondatrice e presidente nazionale di AIMA critica duramente il fatto che mentre nel mondo anche Paesi ritenuti assai meno evoluti dell’Italia si siano già dotati di piani e strategie per rispondere ai bisogni dei malati, “l’Italia veleggia ignara e incosciente verso un’emergenza sanitaria e sociale sempre più drammatica”.
In Campania si contano oltre 60 mila casi di Alzheimer, con una prevalenza del 6 per cento circa tra gli ultra65enni, e solo a Napoli sono 6mila le persone colpite.
Alla complessità della malattia non corrisponde un servizio di assistenza domiciliare adeguato, solo due Centri di Accoglienza, uno aperto nel 2005 ad Avellino e l’altro più recente a Salerno.
Caterina Musella, presidente dell’AIMA Campania e Napoli sottolinea la necessità di sinergie tra strutture, esperienze, bisogni per mettere in rete le esperienze, e aggiunge che “la demenza rappresenta una delle patologie cronico-degenerative con il più rilevante impatto sul consumo di risorse sanitarie e socio-assistenziali, e con il più ampio coinvolgimento delle famiglie nei compiti di assistenza e tutela dei soggetti colpiti”.

Pubblicato su Denaro Scienza ed etica, 30 ottobre 2010