I nuovi poveri nella società che cambia

Collocata al penultimo posto per reddito procapite dopo la Calabria, la Campania registra il triste primato dei essere la patria dei ‘nuovi poveri’. Qui 23 famiglie su 100 vivono in condizioni di povertà e coloro che si rivolgono a chiese ed associazioni di volontariato per far fronte ad esigenze giornaliere di base sono ormai il 60%.Ne parliamo col Presidente della Fondazione Banco delle Opere di Carità Luigi Tamburro che esprime da un osservatorio privilegiato le sue preoccupazioni.

Chi sono i nuovi poveri?

Il nuovo povero è un separato di mezz’età, un uomo che anche se non ha necessariamente perso il lavoro non riesce a far fronte, con un solo stipendio, al mantenimento dell’ex moglie, dei figli, magari a pagarsi una casa, visto che ha dovuto lasciarla. Si innesca un circolo vizioso che si porta appresso mortificazione, vergogna, isolamento, e mai come in questo momento storico, in particolar modo al Sud Italia si sta registrando tale fenomeno in tutta la acutezza. Accanto ai divorziati 50enni ci sono gli anziani, le famiglie monoreddito, quelle in cui c’è più di un figlio.

Cosa è cambiato rispetto a qualche anno fa?

Le condizioni dettate dai divorzi, innanzitutto. Ma non solo: un tempo, quando una coppia si separava quasi sempre la donna coi figli tornava in famiglia, dalla madre e da padre. Oggi la donna tende a restare nella casa coniugale, che molto spesso è l’uomo che deve continuare a pagare. E’ cambiato anche l’approccio alle situazioni di disagio, è venuta un po’ a mancare quella famosa ‘arte di arrangiarsi’ tipica dei napoletani, ci si ricolloca, anche temporaneamente con molta maggiore difficoltà. Infine i poveri sono cambiati nell’aspetto: non dobbiamo più immaginarci (se non in alcuni casi, naturalmente) la persona dall’aspetto trasandato, o con i vestiti logori. Si fa fatica ad individuarli perché hanno un elevato senso della dignità, vestono bene (magari si tratta di vestiti vecchi o donati loro), sono molto curati.

Cosa si fa per i nuovi poveri? Chi si occupa di loro?

Le istituzioni pubbliche fanno poco. Praticamente tutto è in capo alle associazioni parrocchiali e a quelle di volontariato, e non ci si occupa solo di supporto alimentare: sono in corso, anche se con non poche difficoltà, politiche di inclusione sociale. Chi si rivolge a noi non solo trova un pasto caldo, ma anche l’opportunità di parlare con qualcuno, confrontarsi sui problemi che è costretto ad affrontare, siamo dei veri e propri centri d’ascolto, insomma. Naturalmente sono in corso iniziative ben più grandi, come la petizione lanciata da LIBERA per il reddito minimo di dignità. Ma la strada è molto lunga e quello della povertà un’emergenza che non può più essere ignorata.

Di ‘nuove povertà e reti di sostegno sociale’ si parlerà venerdì 27 marzo al complesso Monumentale di Santa Maria La Nova, Napoli. L’incontro, che inizia alle ore 9, è organizzato da Intercral, con Pegaso – Università Telematica e Fondazione AdAstra, e patrocinato da Regione Campania e Comune di Napoli, e vede la collaborazione del portale Napoli Città Sociale come media partner.

Pubblicato su http://www.napolicittasociale.it/portal/punto-di-vista/5300-i-nuovi-poveri-nella-societ%C3%A0-che-cambia.html, 26 Marzo 2015

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Povertà: servono interventi pubblici

Maggiore attenzione ai poveri e ripristino di misure governative di contrasto alla povertà: sono due dei temi emersi dal convegno “La zona grigia: nuove povertà e reti di sostegno sociale”, organizzato dall’Intecral Campania al Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova, in collaborazione con l’Università Telematica Pegaso, la fondazione AdAstra e il portale Napoli Città Sociale.

“La Campania da sola conta il 20% dei poveri in Italia – ha detto Carlo Postiglione, presidente dell’ Intercral Campania – dove sono oltre tre milioni gli indigenti assistiti, a fronte dei due milioni settecentomila del 2010. Solo a Napoli e Provincia i bisognosi, rispetto a cinque anni fa, sono aumentati di circa 150 mila unità”. Il numero dei nuovi poveri cresce, anche a causa del taglio che la Commissione Europea ha fatto al budget del programma Europeo di aiuti alimentari, passati da 500  113 milioni di euro.

“Bisogna reintrodurre una misura governativa come il Reddito Minimo d’Inserimento – ha detto il presidente di Federconsumatori Campania Rosario Stornaiuolo – Quando si tagliano i fondi alle cooperative sociali, all’assistenza agli anziani, alle famiglie con bambini portatori di handicap si creano grandi difficoltà e nuove povertà”.

“Oggi assistiamo a un trapasso generazionale: chi apparteneva a una fascia medio alta va verso la povertà, fenomeno che colpisce soprattutto gli anziani. Il fenomeno si è aggravato con la crisi”, ha spiegato Alfredo Grado, esperto di politiche e servizi del welfare.

“Negli ultimi anni pare ci sia stata una politica di contrasto ai poveri più che alla povertà – ha detto in conclusione il direttore del gruppo di imprese sociali Gesco, Sergio D’Angelo – ma non bisogna scaricare tutto il peso sulle famiglie, sull’ associazionismo e sul volontariato. Occorre l’intervento pubblico in materia di programmazione e finanziamenti. Anche la più efficiente delle amministrazioni non ce la fa a soddisfare i bisogni se ci sono tagli”.

Pubblicato su http://www.napolicittasociale.it/portal/primo-piano/5307-povert%C3%A0-servono-interventi-pubblici.html, il 27 Marzo 2015

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