Che cos’è la malattia d’Alzheimer?
La forma più comune di demenza
(50-80% dei casi), quale condizione clinica caratterizzata dallo sviluppo di deficit cognitivi multipli (tra i quali, obbligatoriamente, un disturbo della memoria) di entità tale da determinare una riduzione significativa del funzionamento della persona.
Una malattia neurodegenerativa
in cui i neuroni cerebrali, vengono progressivamente distrutti, provocando un deterioramento della massa cerebrale con un consequenziale declino a livello della personalità, della sfera emotiva e delle funzioni cognitive e motorie tale da compromettere l’autonomia e l’efficienza della persona che ne è colpita sul piano lavorativo, nelle relazioni sociali, e sulle attività della vita quotidiana.
Una malattia età correlata
in cui il rischio di insorgenza aumenta con l’aumentare dell’età, pur non rappresentando un normale elemento dell’invecchiamento. Fino al 5 percento delle persone che soffrono di questa malattia, infatti, si riscontra un’insorgenza precoce, “anticipata” dell’Alzheimer tra i quaranta e cinquanta anni, o tra i cinquanta e sessant’anni.
Una patologia che colpisce in prevalenza il genere femminile
per l’elevata aspettativa di vita.
colpisce ad oggi circa 55 milioni di persone nel mondo
600.000 in Italia che rappresentano il 50-60% delle persone con demenza (ISS)
Una malattia età correlata
in cui il rischio di insorgenza aumenta con l’aumentare dell’età, pur non rappresentando un normale elemento dell’invecchiamento. Fino al 5 percento delle persone che soffrono di questa malattia, infatti, si riscontra un’insorgenza precoce, “anticipata” dell’Alzheimer tra i quaranta e cinquanta anni, o tra i cinquanta e sessant’anni.
Una patologia che colpisce in prevalenza il genere femminile
per l’elevata aspettativa di vita.
colpisce ad oggi circa 55 milioni di persone nel mondo
600.000 in Italia che rappresentano il 50-60% delle persone con demenza (ISS)
SINTOMI
- perdita di memoria inizialmente quella episodica poi anche quella semantica e procedurale
- difficoltà attentivo-esecutive nell’esecuzione di normali attività quotidiane e nello svolgimento di compiti complessi o simultanei con conseguente perdita dell’autonomia
- disturbi/impoverimento del linguaggio:difficoltà nel reperire parole e nelle conversazioni)
- disorientamento spazio-temporale (tendenza a smarrirsi specie in ambienti extra-abitativi)
- disturbi comportamentali (apatia, isolamento, agitazione, allucinazioni..)
- Altri quali disturbi del sonno, depressione, cambiamento di umore…
L’IMPORTANZA DI UNA DIAGNOSI PRECOCE
In caso di comparsa di deficit cognitivi è importante rivolgersi al proprio medico. Attraverso specifici approfondimenti diagnostici indicati dallo specialista, tra cui ad esempio valutazione neuropsicologica ed eventuali esami strumentali, è possibile identificare la presenza della malattia di Alzheimer e stabilire i trattamenti terapeutici.
Domande Frequenti
La malattia è ereditaria?
Non si può parlare di vera e propria ereditarietà. Avere casi di malattia in famiglia non comporta necessariamente il rischio di sviluppare la malattia. Solo in una piccola percentuale di casi l’origine della malattia è genetica e spesso si manifesta prima dei 60 anni. Nella maggioranza dei casi la malattia si
presenta senza ereditarietà. Esistono fattori di rischio non modificabili (come l’età) e fattori di rischio modificabili collegati a fattori ambientali e agli stili di vita, sui quali è possibile agire, fattori come la scarsa attività fisica, l’abitudine al fumo, il consumo di alcol, il diabete, la carenza di vitamine, la depressione, la bassa scolarità.
Esiste una cura?
Non esiste una cura definitiva per l’Alzheimer. Diverse sono, però, le terapie che aiutano a rallentarne il progredire e a migliorare la qualità di vita del paziente. Tra queste vi è la stimolazione cognitiva, la terapia occupazionale e anche attività socializzanti che spesso migliorare il tono dell’umore della persona.
Quali sono le strutture adatte ad una persona con Alzheimer?
L’AIMA predilige la Casa come luogo di cura ideale. La persona con Alzheimer non può che soffrire dell’allontanamento dai propri luoghi, da quel che resta dei propri ricordi. Tuttavia, spesso, l’evoluzione della malattia rende inevitabile un ricovero in strutture residenziali o semiresidenziali (centri diurni, RSA, case di riposo), che consentano agli operatori sanitari di poter meglio assistere un paziente nelle ultime fasi di vita o comunque con esigenze assistenziali complesse, al punto da non poter essere soddisfatte presso il domicilio.
Come prevenire l’Alzheimer?
Esistono fattori di rischio sui quali è possibile agire per prevenire l’insorgere della malattia. Come ricordano anche le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è di fondamentale importanza seguire uno stile di vita salutare: svolgere regolare attività fisica, non fumare, evitare un consumo dannoso di alcol, tenere sotto controllo il peso, adottare una dieta salutare, mantenere livelli giusti di pressione del sangue, di colesterolo e glicemia