Campania, Le associazioni scrivono a Bassolino contro la compartecipazione
Egregio Presidente Bassolino
Egregio Assessore D’Antonio,
le associazioni di persone con disabilità e loro familiari sono in mobilitazione permanente a seguito della Deliberazione della GR n. 1267 del 16 luglio 2009 che ha presentato una proposta iniqua di regolamento per la “Compartecipazione al costo delle prestazioni erogate nell’ambito di percorsi assistenziali integrati di natura socio-sanitaria delle persone con handicap permanente grave e dei soggetti ultrasessantacinquenni e cittadini affetti da demenza”.
L’esigenza di rientrare dai deficit di bilancio in ambito sanitario accumulato dalla Regione Campania non può essere assolutamente attuata sulla pelle di persone delle persone con disabilità. Le persone con disabilità impoverite dalla crisi economica e dalla società che li discrimina e li pone in condizione diseguaglianza di opportunità per gli ostacoli, barriere e trattamenti diseguali, giusto quanto disposto dalla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità delle Nazioni Unite, da poco ratificata dall’Italia con legge 18/2009.
Il deficit del bilancio sanitario della Regione Campania si accompagna purtroppo ad un incomprensibile deficit di impegno sulle politiche sociali, in particolare sulla disabilità, che ha visto la quasi cancellazione degli impegni di spesa sociale nel bilancio regionale, ormai ridotto al solo trasferimento del fondo sociale nazionale.
Le persone con disabilità sono totalmente dimenticate dalla Regione Campania, non finanziando la LR 11/2007 sulla dignità sociale ed il fondo socio-sanitario regionale, come previsto dall’art. 37 della stessa LR 11/2007. L’incremento di servizi sociale inoltre crea ovvi riduzioni del ricorso a servizi sanitari.
In questo contesto la compartecipazione alla spesa per le persone con disabilità gravi e/o non autosufficienti si configura come un paradosso, secondo il quale una persona discriminata e penalizzata dalla società, che usufruisca di un servizio che interviene proprio per limitare le barriere e le discriminazione, si trovi costretto a pagare un ticket per questo servizio. La Regione così, nel riconoscere la necessità di offrire un servizio di sostegno all’inclusione, ne snaturerebbe l’intervento di riabilitazione ed abilitazione, sottomettendolo al pagamento di una quota del costo, autoriducendosi le sue responsabilità di intervento, tassando gli interventi di sostegno all’inclusione.
Purtroppo la qualità e quantità dei servizi e delle prestazioni sociali e socio-sanitarie erogate in Campania è estremamente bassa, con una distribuzione territoriale disomogenea, che lascia senza servizi numerosi cittadini aventi diritto o offre pochissime ore di sostegno. Sconcerta le associazioni il fatto che a tutt’oggi non esista un monitoraggio delle prestazioni che consenta di identificare la tipologia ed il costo dei servizi essenziali, la quantità e la qualità delle prestazioni erogate, il numero degli aventi diritto e dei beneficiari.
Sulla base di queste considerazioni, le associazioni firmatarie sollecitano la Giunta regionale della Regione Campania a
– ritirare la Deliberazione della GR n. 1267 del 16 luglio 2009, la cui interpretazione da parte di alcune ASL rischia di avviare il meccanismo di compartecipazione alla spesa delle prestazioni senza un regolamento regionale condiviso con le associazioni. In assenza di iniziative concrete impugneremo tale deliberazione in ogni sede, denunciandone pubblicamente l’iniquità;
– predisporre nel prossimo bilancio regionale adeguati stanziamenti per il fondo socio sanitario in modo che sia coperta l’intera quota di compartecipazione alla spesa dei servizi ed a finanziare con fondi appropriati la LR 11/2007 sulla dignità sociale;
– definire un sistema di monitoraggio dei servizi e delle prestazioni erogate, in modo da identificare la tipologia ed il costo dei servizi essenziali,, la quantità e la qualità delle prestazioni erogate, il numero degli aventi diritto e dei beneficiari.
Le associazioni firmatarie:
Federhand-Onlus/FISH Campania, Unione italiana Ciechi, Ente nazionale sordi Consiglio regionale della Campania, Associazione Tutti a scuola onlus, Associazione Genitori per la tutela dell’handicap, Associazione Andare oltre, Associazione Sollievo, Associazione Nuovi orizzonti, Associazione Diamoci la mano, Associazione Superabile, Lega per i diritti degli handicappati, Associazione Campana Idrocefala e Spina Bifida, Associazione Italiana Malati Alzheimer.
Napoli 27 ottobre 2009
Pubblicato su Disablog.it, 28 Ottobre 2009
————————————————————————————————————————————————–
Welfare FederAnziani: la nostra proposta per cambiare l’accompagnamento
Un Fondo per la non autosufficienza associato a buoni servizio farebbe risparmiare 14.5 milioni di euro
FederAnziani ha fatto appello al Presidente del Consiglio Mario Monti affinché dia un concreto sostegno alla non autosufficienza, prima causa di impoverimento in Italia dopo la perdita del lavoro, che interessa circa 2 milioni di famiglie.
“Proponiamo l’istituzione, presso l’INPS, di un nuovo Fondo per la non autosufficienza – dichiara Roberto Messina, Presidente di FederAnziani – che sostituisca quello per l’indennità di accompagnamento, e la creazione di buoni servizio che le famiglie possano utilizzare per le spese di assistenza personale e a domicilio o quota RSA nell’ambito di progetti di sostegno all’autonomia ed al nucleo familiare. Le Regioni ne regolerebbero l’utilizzazione e le modalità di rendicontazione, definendo i criteri di autorizzazione e di accreditamento di organismi e strutture che erogano le prestazioni, nonché i requisiti professionali di operatori ed assistenti familiari. Gli utenti o le famiglie sceglierebbero gli operatori nell’ambito dei soggetti accreditati o fra gli operatori iscritti ad appositi albi tenuti dai comuni. Questa soluzione lascerebbe libertà di scelta alla famiglia, che potrebbe individuare così la soluzione più adatta alle proprie esigenze, portando al tempo stesso preziose risorse nelle casse dei servizi locali. Non ultima tra le conseguenze di una simile misura, l’emersione del lavoro nero tanto diffuso nei servizi di cura alla persona”.
Gli emolumenti per i soggetti fino a 65 anni dovrebbero essere a carico dello Stato, mentre quelli relativi agli over 65 potrebbero essere finanziati attraverso un’assicurazione obbligatoria pubblica a carico di lavoratori ed imprese.
Secondo il centro studi SIC Sanità in cifre gli effetti sulla spesa pubblica di un sistema così articolato sarebbero decisamente positivi, portando a un risparmio di 14,5 miliardi di euro in termini di minori oneri e maggiori entrate. Il nuovo sistema determinerebbe minori spese dei comuni per servizi domiciliari e quote sociali RSA pari a circa 1,5 miliardi di euro, maggiori entrate fiscali e contributive per la regolarizzazione di 500 mila badanti, stimabili in 1,5 miliardi; altri 3,5 miliardi potrebbero essere risparmiati sul fronte della riduzione dei ricoveri impropri, mentre dai minori costi di gestione INPS deriverebbe un risparmio di 7,5 miliardi. Il resto, ovvero 0,5 miliardi, si otterrebbe dal recupero dei permessi parentali.
“Gli anziani, cui il governo guidato da Mario Monti chiede in questa difficile fase sacrifici pesanti, sono pronti a fare la loro parte, ma in cambio serve la garanzia di un impegno concreto verso l’equità – conclude Messina – Ed è urgente partire dalla non autosufficienza, priorità per due milioni di famiglie ma fino a questo momento per nessuno dei politici che pure dovrebbero curarne gli interessi. Auspicando che il Presidente del Consiglio voglia approfondire la nostra proposta, il nostro centro studi SIC Sanità in cifre è a sua completa disposizione”.
Pubblicato su Liquida.it, 9 Dicembre 2011
——————————————————————————————————————————————-
Non autosufficienza in Aula, c’è la procedura d’urgenza
di Ettore Mautone
Oltre 260 mila famiglie attendono l’istituzione di un fondo ad hoc. Al Centro direzionale presidio della Cisl, preme anche l’Aima. Si prevede di recuperare le risorse grazie ai rincari del bollo auto
Legge regionale per la non autosufficienza: dopo sette anni di attesa la norma è in dirittura d’arrivo. Il punto 3 dell’ordine del giorno dell’assemblea del 4 aprile pone sotto esame la proposta di legge per l’Istituzione del fondo regionale per la non autosufficienza e le misure di sostegno alle persone non autosufficienti e alle loro famiglie. La proposta approda in Aula secondo una procedura d’urgenza grazie al richiamo all’articolo 59 del regolamento interno. A spingere sull’acceleratore per una rapida approvazione della norma c’è soprattutto la Cisl ma anche associazioni molto attive in Campania come l’Aima (Associazione italiana malati di Alzheimer) Onlus che in Campania è guidata da Caterina Musella.
ANNI DI STOP
“Consideriamo un passo avanti importante l’aver portato la legge in Consiglio, superando un’enpasse che dura da anni tenendo inutilmente fermo il provvedimento in VI Commissione da ottobre del 2010 fino ad oggi – attacca Lina Lucci, segretario generale della Cisl Campania. Ora basta rinvii: la legge va approvata subito”. In realtà Consiglio regionale è chiamato a rispettare un impegno preciso, assunto a dicembre dello scorso anno in occasione dell’approvazione della finanziaria regionale. In quell’occasione, proprio in seguito alle proteste e alle rivendicazioni della Cisl, dell’Aima e di altre associazioni attive nel privato sociale si stabilì che il 50 per cento dei maggiori proventi derivanti dall’aumento dell’imposta di bollo per le auto fosse destinata a politiche sociali e quindi ai non autosufficienti.
PETIZIONE NEL 2009
Per chiedere una legge sulla non autosufficienza tre anni fa la Cisl dà corso a un’apposita petizione raccogliendo 130 mila firme consegnate al Consiglio regionale il 9 dicembre del 2009. Ne scaturisce una proposta di legge approvata in Commissione ma non in Consiglio. Ora la proposta di legge torna sotto i riflettori del parlamentino regioonale. Mille pensionati della Cisl saranno domani sotto al Palazzo del Centro direzionale a presidiare e a pretendere che le forze politiche di maggioranza e di opposizione approvino la legge. In attesa ci sono 260 mila famiglie. In pista anche l’iter di rivisitazione della legge regionale 11 del 2007 “Legge per la dignità e la cittadinanza sociale”. “Non dobbiamo però generare confusione – prosegue Lucci- e soprattutto gettare fumo negli occhi alle oltre 260 mila famiglie in difficoltà: bene se si procede alla rivisitazione della legge 11, ma domani il parlamentino approvi prima la norma istitutiva del fondo per la non autosufficienza”.
DUE LEGISLATURE
Una norma che risale alla scorsa legislatura per iniziativa dei consiglieri Fulvio Martusciello, Luciano Passariello, Ermanno Russo e Cosimo Sibilia (Istituzione di un fondo per la non autosufficienza – misure a sostegno delle persone non autosufficienti ed alle loro famiglie). Approvato all’unanimità dalla VI Commissione viene inviato in Aula e mai discusso. Nella legislatura in corso lo stesso disegno di legge è stato ripresentato dal vice presidente del Consiglio regionale Biagio Iacolare e da altri consiglieri. In totale sono trascorsi sette anni. Il nodo da sciogliere è quello delle risorse, ovvero individuare una somma iniziale che consenta l’avvio della programmazione triennale.
Pubblicato su http://denaro.it/blog/2012/04/03/non-autosufficienza-in-aula-c%E2%80%99e-la-procedura-d%E2%80%99urgenza/, 12 Aprile 2012
————————————————————————————————————————————————
Non autosufficienza: slitta la norma Alzheimer, le richieste dell’Aima
Misure di sostegno alle persone non autosufficienti e alle loro famiglie, slitta la discussione in Aula, programmata per ieri, del testo coordinato della norma. L’approvazione definitiva potrebbe dunque andare oltre il limite fissato per fine mese. In cantiere c’è l’istituzione del fondo regionale per anziani e disabili in condizioni di fragilità. La proposta di legge, che istituisce il fondo per la non autosufficienza, è parte integrante della riforma quadro per la dignità e la cittadinanza sociale. Sui contenuti della norma si è comunque già registrata una prima convergenza da parte dei sindacati. Semplificazione delle procedure per l’offerta di servizi sociali a beneficio dei soggetti del privato sociale e degli ambiti, rafforzamento degli strumenti di verifica e valutazione annuale della programmazione sociale di zona, disciplina del fondo unico di ambito e nuove regole sugli accreditamenti gli obiettivi generali della norma.
A complicare lo scenario, sul fronte della compartecipazione alla spesa di Comuni e pazienti non autosufficienti, c’è però la recente sentenza, n. 4.558 del 2012 della Cassazione che respinge il ricorso di un Comune che chiede un contributo ai familiari delle persone affette da Alzheimer ricoverate in Rsa.
ALZHEIMER: NOVITA’ IN CASSAZIONE
Secondo la Cassazione, infatti, i familiari dei malati di Alzheimer non devono versare alcuna retta ai Comuni per il ricovero dei loro parenti in strutture di lungodegenza. L’importo non spetta al privato cittadino ma allo Stato. “Per la Consulta questi importi sono di totale competenza del Servizio sanitario nazionale – avverte Caterina Musella, presidente regionale dell’associazione italiana malati di Alzheimer – dato che il tipo di patologia non consente di fare distinzione tra spese per la cura e spese per l’assistenza. Le prestazioni non sanitarie eseguite nei confronti della paziente, gravemente affetta dal morbo di Alzheimer e sottoposta a terapie continue, assumevano un carattere marginale e accessorio. Questo vuol dire che i familiari non hanno oneri e che non deve prevedersi alcuna quota di compartecipazione sociale nell’ambito della determinazione delle tariffe per prestazioni sanitarie erogate dalle Residenze sanitarie assistenziali. Vale la pena di ricordare, a tal proposito le nostre battaglie in tema specifico, quando l’Aima, unitamente ad altre associazioni fin dal 2009, inviava un documento all’allora Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, per contestare la prima delibera in tema di compartecipazione (la 1.267 del 2009 con cui la Regione Campania presentava una proposta iniqua e discriminatoria di regolamento per la “Compartecipazione al costo delle prestazioni erogate nell’ambito di percorsi assistenziali integrati di natura socio-sanitaria delle persone con handicap permanente grave e dei soggetti ultrasessantacinquenni e cittadini affetti da demenza”. Una serie di nodi, quelli segnalati dall’Aima che spetta alla giunta Caldoro sciogliere.
Et. Mau.
Pubblicato su http://denaro.it/blog/2012/04/18/non-autosufficienza-slitta-la-norma-alzheimer-le-richieste-dell%E2%80%99aima/, 18 Aprile 2012
—————————————————————————————————————————————————
Legge sulla dignità sociale: via libera in Commissione
Antonia Ruggiero (Politiche sociali) si impegna a mettere in agenda la norma in Aula per la definitiva approvazione. In vista istituzione del fondo unico e riforma dell’iter sugli accreditamenti
Accelera l’iter in Aula del nuovo testo della legge per la dignità e cittadinanza sociale.
Si è riunito ieri presso la VI Commissione in Consiglio regionale della Campania il tavolo tecnico in merito alla rivisitazione della legge regionale 11 del 2007, la cosiddetta “legge per la dignità e cittadinanza sociale”, per valutare tutti gli emendamenti ricevuti in commissione per modificarne il testo. Il presidente della VI Commissione, il consigliere Pdl Antonia Ruggiero si impegna a calendarizzare al più presto una seduta della Commissione in modo tale da far arrivare il testo della legge 11 modificato in Aula per la sua approvazione entro gli inizia del prossimo mese di maggio. Con la nuova legge sulla dignità e cittadinanza sociale si semplificheranno gli iter burocratici per i servizi sociali in Campania.
NON AUTOSUFFICIENZA
Nel merito la norma affronta soprattutto il nodo delle misure di sostegno alla non autosufficienza e alle loro famiglie con la istituzione di un fondo ad hoc. Semplificazione delle procedure per l’offerta di servizi sociali a beneficio dei soggetti del privato sociale e degli ambiti, rafforamento degli strumenti di verifica e valutazione annuale della programmazione sociale di zona, disciplina del fondo unico di ambito e nuove regole sugli accreditamenti gli obiettivi generali della norma. Ma a complicare lo scenario, sul fronte della compartecipazione alla spesa di Comuni e pazienti non autosufficienti, c’è la recente sentenza, n. 4.558 del 2012 della Cassazione che respinge il ricorso di un Comune che chiede un contributo ai familiari delle persone affette da Alzheimer ricoverate in Rsa. Una sentenza destinata a fare legge nel settore proprio in un moemnto in cui è il fieri il riordino da parte dell’assessorato rewgionale alle Politiche sociali.
MALATI DI ALZHEIMER
Secondo la Cassazione, infatti, i familiari dei malati di Alzheimer non devono versare alcuna retta ai Comuni per il ricovero dei loro parenti in strutture di lungodegenza. L’importo non spetta al privato cittadino ma allo Stato. “Per la Consulta questi importi sono di totale competenza del Servizio sanitario nazionale – avverte Caterina Musella, presidente regionale dell’associazione italiana malati di Alzheimer – dato che il tipo di patologia non consente di fare distinzione tra spese per la cura e spese per l’assistenza.
Le prestazioni non sanitarie eseguite nei confronti della paziente, gravemente affetta dal morbo di Alzheimer e sottoposta a terapie continue, assumevano un carattere marginale e accessorio.
NIENTE ONERI
Questo vuol dire che i familiari non hanno oneri e che non deve prevedersi alcuna quota di compartecipazione sociale nell’ambito della determinazione delle tariffe per prestazioni sanitarie erogate dalle Residenze sanitarie assistenziali.
“Vale la pena di ricordare, a tal proposito le nostre battaglie in tema specifico, quando l’Aima, unitamente ad altre associazioni fin dal 2009, inviava un documento all’allora Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, per contestare la prima delibera in tema di compartecipazione (la 1.267 del 2009 con cui la Regione Campania presentava una proposta iniqua e discriminatoria di regolamento per la compartecipazione al costo delle prestazioni erogate nell’ambito di percorsi assistenziali integrati di natura socio-sanitaria delle persone con handicap permanente grave e dei soggetti ultrasessantacinquenni e cittadini affetti da demenza”.
Una serie di nodi, quelli segnalati dall’Aima che spetta alla nuova legge sciogliere e che rimanda anche alle competenze dell’assessorato regionale alle Politiche sociali guidato da Ermanno Russo.
Pubblicato su http://denaro.it/blog/2012/04/20/legge-sulla-dignita-sociale-via-libera-in-commissione/, 20 Aprile 2012
—————————————————————————————————————————————————
Non autosufficienti, dalla Consulta storica sentenza
Misure di sostegno alle persone non autosufficienti e alle loro famiglie. In vista c’è l’approvazione definitiva della norma regionale che prevede l’istituzione del fondo unico per anziani e disabili in condizioni di fragilità quale parte integrante della riforma quadro per la dignità e la cittadinanza sociale, la semplificazione delle procedure per l’offerta di servizi sociali a beneficio dei soggetti del privato sociale e degli ambiti, il rafforamento degli strumenti di verifica e valutazione annuale della programmazione sociale di zona, la disciplina del fondo unico di ambito e nuove regole sugli accreditamenti. Uno scenario nel quale si colloca la recente sentenza, n. 4.558 del 2012 della Cassazione che respinge il ricorso di un Comune che chiede un contributo ai familiari delle persone affette da Alzheimer ricoverate in Rsa. Prima e possiamo dire storica sentenza della Cassazione a favore delle famiglie degli ammalati di Alzheimer ricoverati in Rsa.
Secondo la Cassazione, infatti, i familiari dei malati di Alzheimer non devono versare alcuna retta ai Comuni per il ricovero dei loro parenti in strutture di lungodegenza. L’importo non spetta al privato cittadino ma allo Stato. Per la Consulta questi importi sono di totale competenza del Servizio sanitario nazionale dato che il tipo di patologia non consente di fare distinzione tra spese per la cura e spese per l’assistenza. Le prestazioni non sanitarie eseguite nei confronti della paziente, gravemente affetta dal morbo di Alzheimer e sottoposta a terapie continue, assumono, secondo la Consulta, un carattere marginale e accessorio. Questo vuol dire che i familiari non hanno oneri e che non deve prevedersi alcuna quota di compartecipazione sociale nell’ambito della determinazione delle tariffe per prestazioni sanitarie erogate dalle Residenze sanitarie assistenziali.
Vale la pena di ricordare, a tal proposito, le nostre battaglie in tema specifico, quando l’Aima, unitamente ad altre associazioni fin dal 2009, invia un documento all’allora Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, per contestare la prima delibera in tema di compartecipazione (la 1.267 del 2009 con cui la Regione Campania presentava una proposta iniqua e discriminatoria di regolamento per la “Compartecipazione al costo delle prestazioni erogate nell’ambito di percorsi assistenziali integrati di natura socio-sanitaria delle persone con handicap permanente grave e dei soggetti ultrasessantacinquenni e cittadini affetti da demenza.Reiteriamo, dunque, la richiesta di finanziare con fondi appropriati la Legge regionale n. 11 del 2007 sulla dignità sociale e di predisporre adeguati stanziamenti per il fondo socio sanitario in modo che sia coperta l’intera quota di compartecipazione alla spesa dei servizi sociosanitari oltre che individuare percorsi di coinvolgimento con le associazioni dei cittadini sulle decisioni che li riguardano e un sistema di monitoraggio e verifica di qualità dei servizi.
Pubblicato su http://denaro.it/blog/2012/04/24/non-autosufficienti-dalla-consulta-storica-sentenza/, 24 Aprile 2012
—————————————————————————————————————————————————
Regione Campania, non autosufficienza: via libera in commissione
Via libera, della sesta commissione consiliare Politiche sociali, alla legge sulla non autosufficienza e la dignità sociale. La legge, solo modificata con alcuni emendamenti presentati nelle ultime settimane, passa già domani al vaglio della Commissione Bilancio per la verifica di compatibilità finanziaria. “Dopo uno stop prolungatosi per ben 7 anni – avverte il segretario generale della Cisl Campania – finalmente la Sesta Commissione licenzia con parere favorevole il disegno di legge per la non autosufficienza”. Proprio la Cisl ha promosso la norma a più riprese anche con una petizione firmata da 130 mila persone. “Adesso occorre completare rapidamente l’iter legislativo” continua Lucci. Già domani l’audizione della II° Commissione Bilancio può e deve tenere fede agli impegni presi e garantire uno stanziamento iniziale di risorse per dare avvio alla programmazione di interventi triennali a favore degli oltre 260 mila campani che vivono in difficoltà per via della non autosufficienza”. Oltre alla Cisl e alla Federazione nazionale pensionati della Campania (Fnp) a spingere per l’approvazione della norma c’è anche l’Aima (Associazione italiana malati di Alzheimer, sezione campana). “La Campania è l’unica regione a non disporre ancora di tale norma – conclude Caterina Musella, presidente regionale Aima – e c’è da tenere conto del fatto che una recente pronuncia della suprema Corte che dispone che i familiari dei disabili gravi non devono versare alcuna retta per il ricovero dei loro cari nelle strutture sanitarie e sociosanitarie in quanto si tratta di attività a totale carico del Servizio sanitario visto che il tipo di patologia, nel caso specifico la demenza di Alzheimer, non consente di fare distinzioni tra spese per la cura e spese per l’assistenza”.
Pubblicato su http://denaro.it/blog/2012/05/08/non-autosufficienza-via-libera-in-commissione/, 8 Maggio 2012
—————————————————————————————————————————————————-
Alzheimer, soltanto cure sanitarie
La legge sulla non autosufficienza che istituisce un fondo unico regionale per i pazienti non potrà non tenere conto della recente sentenza della Cassazione che mette a carico del Servizio sanitario le prestazioni erogate a favore di pazienti disabili gravi. Secondo la Cassazione, infatti, i familiari dei malati (segnatamente quelli affetti da morbo di Alzheimer) non devono versare alcuna retta ai Comuni per il ricovero dei loro parenti in strutture di lungodegenza. L’importo non spetta al privato cittadino ma allo Stato. “Per la Consulta questi importi sono di totale competenza del Servizio sanitario nazionale – avverte Caterina Musella, presidente regionale dell’associazione italiana malati di Alzheimer – dato che il tipo di patologia non consente di fare distinzione tra spese per la cura e spese per l’assistenza.
Le prestazioni non sanitarie eseguite nei confronti della paziente, gravemente affetta dal morbo di Alzheimer e sottoposta a terapie continue, assumono infatti un carattere marginale e accessorio.
Questo vuol dire che i familiari non hanno oneri e che non deve prevedersi alcuna quota di compartecipazione sociale nell’ambito della determinazione delle tariffe per prestazioni sanitarie erogate dalle Residenze sanitarie assistenziali. “Vale la pena di ricordare, a tal proposito le nostre battaglie in tema specifico, quando l’Aima, unitamente ad altre associazioni fin dal 2009, inviava un documento all’allora Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, per contestare la prima delibera in tema di compartecipazione (la 1.267 del 2009) con cui la Regione Campania presenta una proposta iniqua e discriminatoria di regolamento per la compartecipazione al costo delle prestazioni erogate nell’ambito di percorsi assistenziali integrati di natura socio-sanitaria”
“In realtà il problema della compartecipazione alla spesa delle prestazioni sociosanitarie è un falso problema per chi governa la spesa – aggiunge Marco Mosca dirigente dell’Anisap, associazione di categoria del settore sanitario – in quanto il limite di reddito oltre il quale è imposto il pagamento diretto del disabile (nella misura del 30 per cento per le prestazioni semiresidenziali e del 50 per cento per le prestazioni residenziali) è tale che soltanto una minima percentuale di cittadini provvederà a pagare di tasca propria la quota dovuta e dunque non c’è alcuna valida giustificazione a spostare una quota della retta di degenza sul Comune e lasciare l’altra in capo alla Asl, atteso che entrambi godono, per tali prestazioni di finanziamenti ordinari regionali. Il meccanismo della doppia fatturazione da parte dei centri erogatori determinerà ulteriore caos amministrativi e aggravi di spesa dovendo attrezzare doppi uffici (uno presso l’Asl e l’altro presso il Comune) e difficoltà di recuperi, con aumento del contenzioso e delle connesse spese legali”. Anche alla luce dei principi giurisprudenziali sanciti nella recente sentenza, si auspica che la Regione riveda il meccanismo della doppia fatturazione.
Pubblicato su http://denaro.it/blog/2012/05/09/alzheimer-soltanto-cure-sanitarie/, 9 Maggio 2012
————————————————————————————————————————————————–
Welfare e anziani fragili: l’ultima parola al Bilancio
Dopo il via libera in Commissione Politiche sociali oggi ultima tappa della modifica alla legge n. 11 del 2007 che istituisce il fondo unico per non autosufficienze: il nodo da sciogliere è la copertura finanziaria
Alle battute finali la legge sulla dignità e la cittadinanza sociale già approvata nei giorni scorsi dalle Commissioni Politiche sociali e Affari generali e ora in attesa del semaforo verde della Commissione Bilancio previsto per domani mattina. Il Consiglio è convocato per domattina dalle 10.30 alle 14. La legge, solo modificata con alcuni emendamenti presentati nelle ultime settimane, è in effetti già passata il 9 maggo ad un primo preliminare vaglio della Commissione Bilancio per la verifica di compatibilità finanziaria. L’obiettivo è garantire uno stanziamento iniziale di risorse per dare avvio alla programmazione di interventi triennali a favore degli oltre 260 mila campani che vivono in difficoltà per via della non autosufficienza.
IL PIANO DEL GOVERNO
La liberazione delle risorse a livello regionale potrebbe essere più semplice ora che il Governo centrale ha deciso di destinare ad obiettivi di inclusione sociale 845 milioni di cui 330 per la non autosufficienza a valere sui 2,3 mld di euro individuati nell’ambito della riprogrammazione dei fondi europei e destinati al Sud in attuazione della fase 2 del Piano di azione e coesione. Delle risorse per la non autosufficienza circa 90 milioni sono destinati alla Campania. Fondi sottoutilizzati o imputati a progetti e programmi operativi interregionali gestiti dall’amministrazione centrale dello Stato e ora dirottati sul capitolo del Welfare praticamente azzerato dall’ultima finanziaria.
ALZHEIMER
Oltre alla Cisl e alla Federazione nazionale pensionati della Campania (Fnp) in prima fila a spingere per l’approvazione della norma c’è anche l’Aima (Associazione italiana malati di Alzheimer, sezione campana). “La Campania è l’unica regione a non disporre ancora di una legge – avverte Caterina Musella, presidente regionale Aima – e c’è da tenere conto anche della recente pronuncia della suprema Corte che dispone che i familiari dei disabili gravi non devono versare alcuna retta per il ricovero dei loro cari nelle strutture sanitarie e sociosanitarie in quanto si tratta di attività a totale carico del Servizio sanitario visto che il tipo di patologia, nel caso specifico la demenza di Alzheimer, non consente di fare distinzioni tra spese per la cura e spese per l’assistenza”.
I CONTENUTI
Ma cosa prevede esattamente la nuova legge? La norma, solo modificata con alcuni emendamenti presentati nelle ultime settimane, mette mano alla programmazione di interventi triennali a favore degli oltre 260 mila campani che vivono in difficoltà per via della non autosufficienza. Si parte dalla Semplificazione delle procedure per l’offerta di servizi sociali a beneficio dei soggetti del privato sociale e degli ambiti, rafforamento degli strumenti di verifica e valutazione annuale della programmazione sociale di zona, disciplina del fondo unico di ambito e potenziamento delle forme di tutela degli enti: questi gli obiettivi generali della norma. A distanza di dieci anni dall’entrata in vigore del decreto legislativo n. 207 del 2001attuativo delle legge quadro sul Welfare 328 del 2000 la Regione completa il riordino delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza e prorovvede a completare la disciplina dell’ordinamento e del funzionamento delle aziende pubbliche che erogano servizi alla persona.
ASPETTO FINANZIARIO
Dal punto di vista tecnico-finanziario le novità della proposta di legge si sintetizzano nell’applicazione di sanzioni amministrative per eventuali inadempienze degli enti accreditati che potranno anche dare origine a introiti per la Regione. Viene inoltre istituito il fondo unico di ambito per la realizzazione dei piani di zona. Tale fondo, già finanziato dalle legge regionale n. 11 del 2007 è costituito da risorse del sistema delle autonomie locali, da fondi europei e da risorse provenienti da altri soggetti sia pubblici sia privati.
RIORDINO DEGLI IPAB
Il riordino degli Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (Ipab) è improntato a criteri di efficienza, efficacia ed economicità gestionale. Prevista la trasformazione, a seconda del loro carattere, in aziende pubbliche di servizi alla persona e in associazioni o fondazioni di diritto privato. Destinatari diretti della norma sono i Comuni associati negli ambiti territoriali, le imprese e i soggetti erogatori di interventi e servizi sociali e le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. I destinatari indiretti sono invece i cittadini che accedono al sistema integrato d‘interventi e servizi. Attualmente il sistema erogativo per l’erogazione degli interventi e dei servizi sociali si fonda su un meccanismo di rigido di autorizzazione e accreditamento che condiziona e limita la partecipazione alle attività del sistema integrato e comporta evidenti oneri per la pubblica amministrazione e per le imprese sociali.
ACCREDITAMENTI
Inoltre il regolamento di atuazione della legge statuisce che i singoli ambiti territoriali possono individuare, attraverso il piano di zona requisiti aggiuntivi per l’accreditamento. Tre gli anni di esperienza richiesti per l’iscrizione all’albo degli accreditati. Attualmente, dunque, l’apertura, la trasformazione e gli ampliamenti dei servizi limitano l’accesso e l’eserczio delle attività di servizi, senza garantire gli standard di qualità previsti. La proposta di modifica degli articoli 8, 10 e 43 della legge è volta al superamento dell’attuale sistema basato sul doppio binario (autorizzazione-accreditamento) procedendo ad una semplificazione delle procedure per l’accesso e l’esercizio dei servizi. La proposta, pur conservando la disciplina amministrativa per l’esercizio dei servizi, rovescia la sequenza procedimentale per l’accesso e l’erogazione degli stessi sostituendo ai controlli preventivi l’accertamento, senza margini di discrezionalità, del possesso dei requisiti e dei presupposti richiesti dalla legge e dal regolamento.
LA FASE TRANSITORIA
Servizi residenziali, semiresidenziali e territoriali o domiciliari possono essere erogati dietro presentazione di una segnalazione certificata di inizio attività. In sostanza le modifiche proposte comportano la caducazione delle disposizioni regolamentari che disciplinano il sistema dell’autorizzazione e degli accreditamenti ma lasciano inalterata la disciplina dei requisiti e dei presupposti per l’erogazione dei servizi. Nella fase di transizione i soggetti già autorizzati all’esercizio delle attività servizi, non devono effettuare alcun adempimento, i soggetti che intendono avviare in questa fase nuovi servizi possono farlo dietro presentazione della segnalazione certificata diminuzione attività. I soggetti provvisoriamente autorizzati si devono adeguare alla griglia dei requisiti entro il 312 dicembre del 2012. L’obiettivo è il rafforzamento degli strumenti di verifica e valutazione annuale.La proposta di legge semplifica inoltre la costituzione e la disciplina della Consulta del terzo settore riservando alla stessa la disciplina della propria organizzazione e funzionamento.
I fondi del governo
x Inclusione sociale 845 milioni
• Cura dell’infanzia 400 milioni
• Cura degli anziani non auto-sufficienti 330 milioni
• Dispersione scolastica 77 milioni
• Progetti promossi da giovani del privato sociale 38 milioni
Il testo del progetto di legge su denaro.it
La proposta in pillole
• La vecchia legge: la nuova norma rivede la legge n. 11 del 2007, strumento legislativo cardine per l’offerta di servizi sociali sui territori
• Le novità della norma:
– semplificazione delle procedure a beneficio dei soggetti del privato sociale e degli Ambiti
– rafforzamento degli strumenti di verifica e valutazione annuale della programmazione sociale di zona e la disciplina del Fondo unico di Ambito
– potenziamento delle forme di tutela degli utenti, la modernizzazione del sistema integrato con l’introduzione della disciplina di riordino delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza e dell’ordinamento e funzionamento delle Aziende pubbliche di servizi
• Beneficiari: Comuni associati in Ambiti territoriali, le imprese e le onlus sociali
il testo del progetto di legge su denaro.it
Pubblicato su http://denaro.it/blog/2012/05/15/welfare-e-anziani-fragili-l%E2%80%99ultima-parola-al-bilancio/, 15 Maggio 2012; http://denaro.it/blog/2012/05/09/welfare-e-anziani-fragili-disco-verde-in-commissione/, 9 Maggio 2012
—————————————————————————————————————————————————–
Non Autosufficienza: “Il No Profit sia chiamato in causa per la programmazione”
Le proposte della referente campana dell’Aima Caterina Musella
“Così come regolamentato il Fondo per la Non autosufficienza non funziona a discapito dei bisogni dei cittadini più fragili.. Il No Profit può intervenire in aiuto della prossima programmazione triennale: servono regole certe e condivise, requisiti di qualità per il pubblico e il privato e voucher per riconoscere al cittadino il proprio diritto di scelta tra i servizi”. In una lunga lettera Caterina Musella avanza le proposte dell’Associazione italiana Malati di Alzheimer.
A fare da premessa alle proposte operative dell’Aima Campania l’analisi sul funzionamento attuale del fondo per la Non autosufficienza: “Dai dati emersi del I Rapporto AIMA – Luciano Editore, è emerso che le nostre Famiglie non intendono delegare la cura del propri cari ad altri, ma nello stesso tempo sentono forte il bisognodi essere sostenuti, guidati, accompagnati nella gestione di cura, chiedono un sostegno soprattutto attraverso l’Assistenza domiciliare”, scrive la Musella, “Si sa che il domicilio è il luogo privilegiato di prevenzione cura e riabilitazione anche in termini di costi/benefici perchè soddisfa il reale e principale bisogno della maggior parte dei cittadini e nello stesso tempo a costi sostenuti per l’intero sistema, ma le Famiglie, attualmente, sono lasciate sole nella gestione di una cura continuativa 24 h/24 ed oltre ad aumentare i costi per la cura della persona aumentano anche i costi per la cura del caregiver principale…. la seconda vittima della malattia”.
L’Aima punta l’attenzione soprattutto sulla mancata assistenza a favore delle famiglie con persone come coloro affette da SLA, Sclerosi Multipla, Stati vegetativi,Alzheimer, Malati Terminali. “Nonostante al momento non sembra sia ancora disponibile una definizione unica e condivisa di non autosufficienza, non possiamo non definire tali le persone affette dalle patologie di cui sopra. Persone non più autonome, bisognose di assistenza e di sostegno, eppure, per anni queste Fasce di popolazione sono rimaste completamente abbandonate, prive di servizi e di sostegni, di una Rete dedicata. Persone bisognose di un assistenza 24 ore su 24 ed il cui carico è ricaduto, e ricade ancora, unicamente sulle Famiglie, sul Caregiver principale, che molto spesso è anch’egli un anziano/a o una donna divisa tra la gestione di due Famiglie e bisognosi/e anche loro di cure”, si legge nella lettera. “Troppo spesso alla richiesta di assistenza domiciliare le nostre Famiglie si sentono rispondere che non ne hanno diritto perché la Persona non è allettata, non è in una fase terminale, oppure la procedura per l’ottenimento, oltre al pagamento del ticket, è così talmente complessa e farraginosa che preferiscono rivolgersi a servizi privati o rinunciare alle cure con grave nocumento, in entrambi i casi, sia per il cittadino che per l’Istituzione”, accusa la Musella che a riprova della drammaticità della situazione e dell’urgenza di interventi riferisce di “Innumerevoli e documentabili i casi di omicidio/suicidio di chi non ce l’ha più fatta”.
Un problema e non di risorse. “Nonostante le ingenti somme ricevute per le cure domiciliari la Regione Campania nel corso degli anni (solo nel 2005, 50 milioni di euro per l’assistenza domiciliare) in termini di assistenza erogata è ultima, dopo la Sicilia, a livello nazionale, con una percentuale dell’1,8 di pazienti raggiunti”. Per questo l’Aima chiede che l’impiego dei fondi per gli anziani non autosufficienti, che rimediano all’azzeramento deciso dal governo Berlusconi nel 2010, sia deciso dalla Regione dopo un confronto con gli operatori del settore. “Ci rivolgiamo all’Assessore Ermanno Russo per chiedere un confronto con le principali parti sociali del territorio. Un confronto per offrire un contributo sull’ adeguata destinazione dei fondi”.
Tra le proposte avanzate dalla piattaforma Aima: il calcolo del solo reddito individuale dei beneficiari dei servizi; l’esclusione dal computo del reddito dei parenti e dei sussidi corrisposti dallo Stato e da altri enti pubblici a titolo assistenziale; l’esenzione per i Malati d’Alzheimer dal versamento della retta ai Comuni per il loro ricovero.
Pubblicato su http://www.napolicittasociale.it/portal/punto-di-vista/1869-non-autosufficienza-%E2%80%9Cil-no-profit-sia-chiamato-in-causa-per-la-programmazione%E2%80%9D.html, 11 Giugno 2012